quello che facciamo in vita riecheggia nell'eternità

Archivio per 3 dicembre 2006

…stessi luoghi..tempi diversi..emozioni nuove

Domenica pomeriggio. Classica domenica triste e cupa iniziando dal tempo. Come tante altre sarebbe finita con un aperitivo al nostro classico bar. Due chiacchiere. Un resoconto del nostro fine settimana. Pensando come una canzone che intonava "sta per finire un altro wkd, aspetteremo un altro wkd, convinti che sarà il piu bello dei wkd"
Ci sono domeniche pero diverse. Sono quelle che io adoro di piu. Sono quelle che io trascorro in sella al mio orrendo e distrutto scooter per le stradine di una Roma vista sotto tutto un altro punto di vista di quello che abbiamo durante tuta la settimana. In queste domeniche io la guardo sempre con un certo distacco. Passo tra le vie, tra la gente e tra le macchine con un punto di fermezza. Mi piace vedere e rivedere le sue piccole componenti venute negli anni di storia dalla sua nascita. Osservo. Attentamente. Nei particolari. Osservo tutto. Mi diverte. Mi fa sentire unico. Uguale. Simile. Tra i colori. Tra le persone opposte a me. Che corrono nella loro vita e non si accorgono di essere osservate da me. E io so di essere osservato. Questa diventa una domenica felice. Mi diverte. Mi entusiasma. Quanta gente. Quante cose belle e brutte accadono tra un vicolo e l’altro di una città diventata troppo grande. Ma in fondo nascono ancora pezzi di Roma. Come il grido per parlarsi tra regina coeli e il gianicolo. Tra chi e’ dentro il carcere romano e chi amici e familiari sono fuori. Si parlano strillando. Quante volte nei vecchi film di Roma li avevo visti mai nella realtà. Oggi di nuovo l’ho visto fare da alcuni ragazzi. Bello questo tradizionale modo di romani di parlarsi. Mi ha fatto piacere vedere una Roma che non c’è piu. Perchè Roma e’ anche questo. E’ le risa tra le genti sconosciute. Il caciarone di turno. Le urla e le burla del romano. Un giro in scooter. Uno a piedi. E si incontra la piazza del popolo. Si intravede la piazza di Spagna. Dopo essere passato per la via della Dolce Vita di via Veneto. Si giunge al Colosseo fiancheggiando la via dei Fori Imperiali. Respiri aria di libertà vedendo il grande prato del Circo Massimo. Ti fermi a verificare se cio che dici e’ la sincerità mettendo la mano nella Bocca della Verità. Ma quando scorrendo velocemente lungo le strade che costeggiano il romanticissimo fiume Tevere. Sali sopra giungendo li nella piazza Garibaldi o piu giu dal Faro di Roma. Li ti fermi. Guardi. Racchiudi tutte le emozioni che hai appena vissuto in unico sguardo. Roma e’ sotto di Te. La guardi e lei corre nel tempo. Macchine, persone, tram, barche viaggiano su e giu velocemente nel tempo. Mentre il mio tempo e’ fermo. Roma si espande sotto i miei occhi. Quante volte sono corso fin quassù. E’ qui che mi sento forte. Fiero. Orgoglioso. Buono e bravo. Si perchè qui io mi sento Romano. La vedo cambiata. La vedo diversa. Ma credo che anche questo cambiamento la mia città riuscira a sperarlo come lo fa da 2000 anni e piu.
La notte e’ scesa. le luci cominciano a diminuire. E’ ora di andare. La domenica sta finendo. Si riscende giu verso il cuore di Trastevere, la tomba dell’imperatore Augusto. Ancora qualche Km. Sono a casa. Ma questa domenica e’ una domenica speciale. Grazie a Roma e a chi mi ha fatto compagnia nella nostra città.

TANTO PE’ CANTA’

È ‘na canzone senza titolo,
tanto pe’ cantà,
pe’ fà quarche cosa…
nun è gnente de straordinario
è robba der paese nostro,
che se pò cantà puro senza voce…
basta ‘a salute…
quanno c’è ‘a salute c’è tutto…
basta ‘a salute e ‘n par de scarpe nove
pòi girà tutt’er monno…
e m’accompagno da me…

Pe’ fa la vita meno amara
me so comprato ‘sta chitara,
e quann’er sole scende e more
me sento ‘n còre cantatore.
La voce è poca ma ‘ntonata,
nun serve a fà la serenata,
ma solamente a fà in magnera
de famme un sogno a prima sera.

Tanto pe’ cantà,
perché me sento ‘n friccico ner còre,
tanto pe’ sognà,
perché ner petto me ce naschi ‘n fiore.
fiore de lillà
che m’ariporti verso er primo amore,
che sospirava le canzone mie,
e m’arintontoniva de bugìe.

Canzoni belle e appassionate
che Roma mia m’ha ricordate,
cantate solo pe’ dispetto,
ma co ‘na smania drent’ar petto;
io nun ve canto a voce piena,
ma tutta l’anima è serena;
e quanno er cèlo se scolora
de me nessuna se ‘nnamora.

Tanto pe’ cantà,
perché me sento ‘n friccico ner còre,
tanto pe’ sognà,
perché ner petto me ce naschi ‘n fiore.
fiore de lillà
che m’ariporti verso er primo amore,
che sospirava le canzone mie,
e m’arintontoniva de bugìe.