quello che facciamo in vita riecheggia nell'eternità

cera na vorta Roma e oggi nun ce sta pppiùu

Cera una volta il Pesce d’Aprile….
un giorno dove, come nel carnevale, si possono fare degli scherzi… non si sa di quale intensità,  potere e fino a che livello.
L’ultimo che ricordo e’ alle superiori. Fu lo stesso preside e vicepreside, a farci un bellissimo pesce d’aprile con una circolare che a noi ragazzi d’impatto fu una notizia belllissima.
Da allora sembra quasi proibito. La gente ci rimane male, sembra non avere tempo per queste idioziie e stupidaggini. Una volta Roma non era cosi. Era un continuo ridere, giocare e scherzare. Ma questo stupido giorno del primo aprile, sembra nulla ma e’ un altro segno di una città che e’ cambiata. Che non ha più tanta romanità. Una città con sempre più culture e la malattia di essere sempre buoni e bravi ad accogliere tutto e tutti..e le altre tradizioni soppremendo e nascondendo le nostre origini, le nostre tradizioni. E’ diventata moda nell’ultimo secolo mettersi via per non sembrare razzisti, per non sembrava cattivi e antichi. Ma preferisco esserlo che mettermi via e mettere via le mie tradizioni. Invidio i tempi della Roma dei romani. Dei stornelli. Delle vie romanacce. Invidio le urla. I mercati dell’ignoranza. I furti e gli scippi e ritrovare tutto a portaportese ladomenica a seguire. Invidio e mi manca quella Roma che solo per qualche tempo, per qualche anno, ho potuto conoscere. Oggi e’ il ricordo sbiadito di un infanzia di una Roma che stava morendo e che oggi in un giorno tanto divertente nella sua origine sembra uno scherzo ma non c’è più. Non vive più. Per nulla di meglio. Per nulla di bene. Starò invecchiando, ma posso solo chiudere con una frase che ho sempre sentito agli anziani romani.
"se stava mejo quanno ar mondo se stava peggio" 

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